L’ESTERNO DELL’ORATORIO
Alla sinistra del palazzo Alberti, sul lungarno della Borsa (oggi lungarno Diaz, 8), si scorgono le ex scuderie, che Mario Mori Ubaldini degli Alberti – su progetto del [architetto? NOME?] Malvolti – aveva acconsentito a trasformare in un ambiente atto ad accogliere l’immagine sacra salvata dalla demolizione dell’antico Oratorio sul ponte. La traslazione dell’affresco e la consacrazione dell’Oratorio Nuovo avviene nel maggio del 1874 per l’arcivescovo di Firenze Giovaccino Liberti.
Esternamente l’Oratorio mantiene la connotazione architettonica che aveva già alla fine del 1860 per intervento, negli anni Quaranta, dell’architetto Bellini.
La facciata presenta al piano terreno quattro archi ciechi sormontati da finestre lucifere rettangolari con inferriata, mentre cinque finestre architravate contraddistinguono il primo piano.
Tra queste la finestra centrale sovrastante l’ingresso, che illumina l’aula, corrisponde alla precedente apertura, non comportando modifiche in facciata e mantenendo così inalterato l’aspetto originario del palazzo belliniano. Gli unici interventi esterni operati dal Malavolti consistono nell’inserimento del nuovo portale della chiesa, dotato di un frontone triangolare con l’iscrizione “MARIA MATER GRATIAE” nel fregio della trabeazione; e la cupola che, pur interamente contenuta entro la volumetria della palazzina, è dotata di lanterna “bucante” le coperture ed emergente dalla falda del tetto, a sua volta ingabbiata entro una struttura ad archi sorreggenti un piccolo tetto a padiglione quadrato che ricopre le campane.
Tutto l’oratorio è stato realizzato, così, “dall’interno”, ossia “svuotando” una porzione della palazzina, senza che nulla o quasi si veda dal di fuori.image #2